He can fly. Un piccolo balzo per Ronaldo, un gigantesco passo per l’umanità. Fosse ‘Space Jam’ (film del 1996 che vedeva i campioni della Nba affrontare gli alieni) CR7 dovrebbe giocare un tempo per parte. Essere umano o ufo atterrato sulla terra? Molti i dubbi, a vedere la sfida tra Juventus e Real Madrid nei quarti di Champions League.
Capace di sbloccare la contesa dopo una manciata di minuti, Ronaldo per circa un’ora è rimasto nell’ombra, pronto a colpire. Basta la presenza a intimorire gli avversari, non difensori qualsiasi ma esperti battaglieri come Barzagli e Chiellini. Juventus che prova in tutti i modi a ritrovare il pareggio, che non arriva per la patina di leggenda e fato favorevole che avvolge il Real Madrid.
Nella ripresa arriva il vero sbarco sulla terra. Non è una rete ma un ‘Big Bang’ che spiega la ragione del tutto, che racconta il perché dei numeri impressionanti che il fenomeno portoghese aggiorna con inquietante puntualità, ogni volta che si palesa sul rettangolo verde.
Dani Carvajal fa partire un cross dalla fascia destra, ed ecco l’apoteosi. Tutti a testa in su, con la bocca aperta, estasiati. E’ una fotografia che diventa storia nel momento in cui impressiona la pellicola. Un gesto di una classe infinita, che riporta con la mente a Rudolf Nureyev, cui si aggiunge una forza brutale. E’ la vittoria, almeno per un istante, dell’istinto umano sull’intelligenza artificiale. Con buona pace del Deep Blue Ibm e di Hal 9000.
(Quasi) tre metri sopra il cielo, l’impatto nucleare tra il piede di Ronaldo e la palla è a 2 metri e 38 centimetri d’altezza, una bicicletta sognante sospesa tra le nuvole. Allianz Stadium prima raggelato, poi incredulo e infine consapevole del privilegio. Assistere in diretta alla creazione di un’opera d’arte è roba da raccontare ai nipoti, al diavolo il dispiacere per vedere Buffon battuto e la semifinale allontanarsi.
L’applauso dei tifosi bianconeri parte spontaneo e si diffonde in tutto lo stadio, è la sublimazione. Ronaldo ringrazia in campo e fuori per un gesto di sportività (specie in Italia) che nel calcio è rarità assoluta.
Lo Stadium si toglie il cappello e riverisce, perfetto contraltare alla poesia in movimento creata da CR7. Più di 600 i gol realizzati in carriera dal fenomeno portoghese, un costante deja vù fatto di palloni in rete ed esultanze.
Il cartellino timbrato puntualmente negli ultimi 10 anni, da impiegato dell’area di rigore, aveva già nel curriculum numerose perle. Mancava però all’appello un’immagine da consegnare a futura memoria, il poster da attaccare quando calerà il sipario, sulla parete dei marziani pallonari, dopo Maradona e al fianco di Messi.
La perfezione esiste. E ha sembianze umane. Grazie CR7, per avercelo almeno fatto credere.
Pasquale Romano | FormaSostanza
Milano, 04 aprile 2018.