Vintage: chi l’avrà vinta?

Vintage: chi l’avrà vinta?

Un anno fa, oggi, ero a Torino, al Lingotto, per una fiera dedicata alle Auto d’Epoca, ma anche alle meno d’Epoca.
Un pot pourri, un ultraprezzare cose che, fuori dalla fiera, valgono meno.

Esattamente come oggi, pioveva e tirava vento, il che è abbastanza inusuale per le terre padane, così ampie e sconfinate, varie e nebbiose, ma notoriamente senz’aria.

Al di là delle considerazioni, che videro un concorrente di Mike Bongiorno andare a proporre di bombardare e appianare il Turchino, sopra Genova, per far sì che l’aria del mare facesse un po’ di luce nel Nord e spazzasse via la nebbia (allora, il problema dello smog non era sentito e c’era quasi la metà delle persone presenti oggi, con relative auto, case etc), ci sarebbe un pensiero che mi sta addosso da ieri: che relazione abbiamo, noi, con il vintage.

Per citare il già citato Mike, torinese peraltro, ma mezzo siciliano e newyorkese di nascita, questa bella parola ormai quotidiana dal 1967 si pronuncia alla francese, non per snobismo, ma proprio in quanto francese.
Lo cito ancora perché lui era molto esigente, sulle questioni lessicali e di pronuncia, anche se aveva un linguaggio tutto suo, autoctono.

Il vinteig non esiste, e smettiamola di pronunciarlo male, come si faceva con il termine stage.

Che cos’è il vintage, e di che colore è?
La relazione con il vintage è solamente la soddisfazione di un senso di appartenenza?
O il termine vintage ci induce a ricercare quello che non ci è mai appartenuto?
Lo chiedo soprattutto ai miei coetanei, ma anche a quelli della decade successiva alla mia, con i quali mi relaziono di più…

Ieri sera giravo per i Navigli, e mentre andavo a periziare un’opera degli anni Sessanta, mi sono imbattuto in un paio di belle ragazze, poco più che ventenni, vestite totalmente anni Ottanta.
Un cappotto color Giulietta color cammello, addosso alla più bella del dittico, stava veramente male.

Perché lo fai, disperata ragazza mia?

Che cosa spinge a cercare sempre il passato, soprattutto quello non vissuto?
Il desiderio di vivere Due volte?
La curiosità?

Che domande da vecchio.
Beh, è lunedì, e tira forte il vento.

Risposte, a tutto questo, non ce n’è.
È come immaginare un mondo senza Nutella.

Enzo Bollani | FormaSostanza

Milano, 5 febbraio 2018.

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